Dopo essersi organizzata in forma comunale, aver assunto e coltivato il suo spirito civico e di appartenenza, aver sostenuto il duro confronto con Federico Barbarossa e mentre aumentava l’affluenza degli scolari dello Studio, il comune di Bologna prese provvedimenti per assecondare il grande sviluppo economico e demografico che caratterizzò gli ultimi decenni del XII secolo. Per captare e canalizzare verso la città le acque del Savena e del Reno edificò le chiuse di San Ruffillo e di Casalecchio. Nel 1191 ottenne dall’imperatore Enrico VI anche il diritto di battere una propria moneta. Fu il bolognino, la prima moneta bolognese del peso di poco più d’un grammo d’argento e con un valore intrinseco pari ad un terzo di quella imperiale. Nel 1236, dopo la coniazione del bolognino “grosso”, assunse l’appellativo di bolognino “piccolo”. La moneta presentava sul diritto la formula Enricus I P R T (imperator), con le ultime quattro lettere disposte a croce nel campo; sul rovescio, invece, era presente il nome della città, Bononia, con l’ ultima lettera più grande all’ interno del campo. Questa scelta stilistica metteva in luce l’importanza assunta dal Comune di Bologna e la figura di Enrico VI, l’imperatore che concedette alla città il privilegio di battere una propria moneta.
Nei secoli successivi il bolognino “piccolo” subì delle variazioni per quanto riguarda il suo peso in argento, il suo valore intrinseco e le formule incisevi sopra. Nel XVI secolo il bolognino perse il suo valore effettivo, divenendo moneta di conto.
XII
secolo