Martedì 23 febbraio, alle 17, nell’ambito del ciclo di conferenze allo Stabat Mater dell’Archiginnasio per celebrare i nove secoli di vita del Comune di Bologna, si parlerà della “Bologna nel duecento: il secolo d’oro e il secolo breve“, relatrice professoressa Francesca Roversi Monaco.
Il Duecento è stato definito il secolo d’oro del comune di Bologna, a causa dello straordinario dinamismo che caratterizza la città in ogni ambito, dal demografico all’economico, al culturale, al politico, al sociale.
L’affermarsi delle classi popolari a partire dal 1228, la vitalità dello Studium, il successo politico-militare ottenuto sull’autorità imperiale sono solo gli esempi più conosciuti di questa fase di progresso cittadino, destinata tuttavia a conoscere una battuta di arresto negli anni ‘70 del secolo, con le lotte tra le fazioni dei Lambertazzi e Geremei e la momentanea espulsione della parte perdente, quella dei Lambertazzi.
Il passaggio di Bologna al patrimonio della Chiesa di Roma, avvenuto nel 1278 con la cessione al papa dei diritti esarcali da parte di Rodolfo d’Asburgo, costituì uno spartiacque fondamentale, quasi la fine del secolo d’oro.
Proprio in questo senso di recente Roberto Greci ha definito il Duecento anche il secolo breve del Comune di Bologna, addirittura brevissimo se come estremi cronologici si prendono, appunto, il 1228 e il 1278.
Breve e d’oro, dunque, il Duecento: tuttavia, in questo caso la brevità non riduce in alcun modo la complessità di un periodo davvero ricchissimo di eventi e la cui fluidità istituzionale, politica, sociale, economica, culturale emerge impetuosa e mutevole a seconda dei punti di vista.
Bologna fu, davvero, nel Duecento un laboratorio di sperimentazione politica nel senso più ampio del termine e diede luogo all’elaborazione di una ideologia comunale fondata sulla partecipazione dei cittadini e articolata intorno a una normativa che, individuando e suddividendo funzioni e ruoli istituzionali, mirava a individuare e codificare la perfetta forma di governo. Risulta allora necessario provare a individuare gli esperimenti più importanti di quel laboratorio, secondo una visione che dalla rilettura del passato possa trarre motivo di riflessione utile ed efficace anche per l’attuale laboratorio politico cittadino.