Martedì 22 marzo, alle 17, nell’ambito del ciclo di conferenze allo Stabat Mater dell’Archiginnasio per celebrare i nove secoli di vita del Comune di Bologna, si parlerà di “XVII secolo – Bologna capitale vicaria“. Relatore prof. Adriano Prosperi. Gianluca Salamone e Maura Avagliano: i due giovani studiosi che dialogheranno con il professore.
Le domande che si potrebbero porre in una ricognizione delle nostre conoscenze attuali e delle nostre curiosità sulla storia di Bologna nel secolo XVII sono largamente superiori alle capacità dell’invitato di turno di dare risposte esaurienti. Possiamo però intanto definire meglio il campo dicendo che ci riferiremo all’epoca in cui, dopo i fasti della Bologna capitale vicaria dello Stato pontificio (con l’incoronazione di Carlo V e l’assemblea del concilio tridentino), nel contesto di uno Stato papale saldamente dominato dal centro romano e di una sorveglianza attenta su idee, comportamenti e convinzioni religiose, la società bolognese conobbe un lungo periodo di pace e si concentrò nella ricerca di modi, idee e strutture per affrontare problemi antichi e nuovi – pauperismo, epidemie, rapporto città-campagna, brigantaggio, eresie e dissidenze religiose, – di quella che è stata chiamata la crisi generale del ‘600.
Occorre a ogni buon conto precisare che le conoscenze sul lungo ‘600 bolognese – quello che va dalla crisi di fine ‘500 fino ai primi decenni del ‘700 – oggi riassunte in opere generali di storia della città e del suo territorio e analiticamente analizzate in monografie, articoli, saggi e nelle edizioni di fonti documentarie e narrative (importanti fra tutte le edizioni di cronache), sono il frutto di una importante stagione di indagini storiche della quale lo scrivente resta come uno dei più attardati eredi e testimoni.
Ne furono oggetto nella seconda metà del secolo scorso la storia della chiesa e della vita religiosa nell’età della Riforma e della Controriforma, quella dell’università e della cultura popolare e dotta, dell’economia (la produzione protoindustriale e le campagne nell’età del “cittadino in villa”), ma anche quella dell’assetto urbano e del paesaggio per non parlare delle ricerche di storia dell’arte (pittura, architettura, musica e teatro). Tutto questo coincise non casualmente con una stagione di intenso investimento intellettuale e politico nell’urbanistica e nel governo della città e del territorio durante la quale città e università furono laboratori di idee e terreni aperti a fermenti nuovi.
Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.
Calendario conferenze (pdf)