Benchè analizzato anche da eminenti studiosi, lo stemma del Comune di Bologna presenta ancora alcuni aspetti enigmatici sui quali non è stato possibile andare oltre le ipotesi.
La sua immagine attuale è l’esito di aggiunte che si sono man mano sommate allo stemma più antico ed è incentrato su uno scudo ovale contornato da alcuni elementi ornamentali (la testa di leone in alto e i riccioli di un cartiglio dorato attorno). Lo scudo è diviso in quattro parti (inquartato) in cui si alternano (1 e 4) la croce rossa su campo bianco o argento sormontata dai gigli angioini (capo d’Angiò) e il motto Libertas scritto obliquamente in lettere d’oro su campo azzurro (2 e 3).
Di tutti questi simboli quello più antico è la croce rossa su argento che fu la prima insegna del Comune di Bologna e che probabilmente risaliva a tempi precedenti la sua formazione. L’ipotesi più suggestiva in proposito venne riportata alla fine del Cinquecento da Cherubino Ghirardacci che presumibilmente si basò su cronache poi scomparse: la croce rossa sarebbe derivata dalla partecipazione di contingenti bolognesi alla prima crociata, partecipazione tuttavia non attestata da altre fonti. Anche la supposizione che possa essere stata tratta dalla presenza di Bologna nella Lega Lombarda non è supportata da prove poiché se è vero che la croce compare negli stemmi di molte città allora alleate, è altrettanto certo che è presente in quelli di alcune città schierate con l’imperatore Federico I il Barbarossa. Rimane la congettura che già prima della formazione del Comune fosse un simbolo distintivo dei contingenti bolognesi negli eserciti feudali e che rimase a identificare la città nel XII e nel XIII secolo. A farla sormontare coi gigli del “capo d’Angiò” furono dalla fine del Duecento i conflitti tra ghibellini e guelfi alla cui testa si posero in successione i re angioini Carlo e Roberto. Pertanto dall’ultimo quarto del XIII secolo e per tre quarti del Trecento lo stemma della guelfa Bologna era costituito dalla croce rossa su campo d’argento col “capo” dei gigli degli Angiò.
La banda con la scritta Libertas si aggiunse nella seconda metà del Trecento. Secondo il Girardacci quando i bolognesi nel 1376 si ribellarono al vicario pontificio e lo costrinsero ad abbandonare la città ricevettero dagli alleati fiorentini oltre ad un cospicuo contingente militare, uno stendardo azzurro su cui era ricamato il motto Libertas che di conseguenza come simbolo del popolo si sarebbe affiancato alla croce, tradizionale simbolo del Comune. Anche se lo scudo col motto Libertas si trovava già sulla copertina di pergamena di un registro d’archivio di dieci anni prima, l’episodio non può essere escluso. Per alcuni decenni lo stemma del comune di Bologna fu rappresentato da due scudi affiancati – quello della croce rossa in campo bianco sormontata dai gigli a destra, quello azzurro con la scritta obliqua Libertas a sinistra – finché a metà del Quattrocento i due simboli si unirono nelle stesso scudo alternandosi nelle quattro porzioni in cui fu diviso. La testa di leone che sormonta lo stemma sarebbe derivata secondo il Masini dal dono al Comune di un leone fatto nel 1293 dal marchese Obizzo d’Este. Pur non escludendo l’episodio, Giorgio Cencetti rilevò che a seguito della ricordata rivolta popolare del 1376 comparve nelle monete coniate in quell’anno un leone rampante che tiene tra le zampe anteriori una bandiera crociata. Solo nel corso del XVI secolo e poi sempre più spesso la testa di leone fu posta alla cima dello stemma del Comune.
Di recente se n’è operato un restyling per renderlo più leggibile e riconoscibile nell’ambito della comunicazione attuale.
XII
secolo