Il 3 giugno 1257, dopo quasi un anno di trattative e di inchieste, il Comune di Bologna promulgò il decreto che riscattò tutti i servi presenti sul suo territorio (5855 persone), pagando ai loro signori (quasi 400 proprietari) le somme prestabilite di otto lire per i minori di quattordici anni e di dieci lire per i maggiori, senza distinzione tra maschi e femmine. In quegli anni anche in alcuni altri comuni si presero provvedimenti simili, tuttavia quello bolognese assunse subito un particolare significato sia per il valore di messaggio di uguaglianza universale che gli si volle conferire sia perché lo Studio con le sue universitates di scolari provenienti da tutte le parti d’Europa funzionò da formidabile cassa di risonanza. È quindi lecito esserne fieri anche in considerazione dell’attualità del suo monito di fronte alle nuove multiformi schiavitù.
È ben noto infatti che una delle piaghe più deplorevoli che ancora affliggono l’umanità è la persistenza di forme di schiavitù che, secondo le ultime indagini degli organismi internazionali, colpirebbero diverse decine di milioni di persone praticamente in tutti i contesti continentali. Si sa inoltre che nuove forme di subordinazione e di servitù personali si stanno manifestando anche nella nostra società, nei meandri dell’immigrazione clandestina, del lavoro nero, della prostituzione.
Sarebbe però scorretto fermarsi alla superficie del proclama, poiché oltre che dagli intenti morali fu voluto anche per altre motivazioni e implicazioni: politiche, simboliche, giuridiche e fiscali. Con quella “manomissione”, ad esempio, il Comune, pur spendendo una cifra consistente, allargava considerevolmente la base imponibile, sottraendo i servi dal loro stato di non contribuenti. Non si sa quali effetti concreti abbia avuto sulla vita dei “liberati”, ma si può supporre che i più si siano ritrovati oneri nuovi dovendo mantenere subordinazioni vecchie – dato che la nuova condizione non poteva mutare i loro effettivi rapporti di dipendenza economica – e che loro libertà sia rimasta per molti più teorica che reale. Ad avvalersene furono solo coloro che ebbero non solo la consapevolezza del suo valore, ma anche la volontà di conquistarla e gli strumenti per mantenerla. É questo un ulteriore monito e richiamo alla necessità di tutela e di continua riconquista della “liberta”, che non è mai una condizione acquisita in maniera definitiva, ma che deve essere voluta, mantenuta e rinnovata con tenacia, giorno dopo giorno, contro tutte le egemonie, i dispotismi e i condizionamenti che possono comprometterla e annullarla.
Che comunque la cittadinanza e suo Comune fossero orgogliosi del provvedimento lo attestano i prologhi che furono anteposti agli elenchi dei “liberati”.
Manoscritto originale conservato all’Archivio di Stato di Bologna, Comune- Governo 1116-1513, Diritti ed oneri del Comune, n. 21, Liber Paradisus.
c. 1
Questo è il memoriale dei servi e delle serve che sono stati emancipati ed emancipate dal comune di Bologna; il quale memoriale per il suo valore deve essere chiamato con la parola “Paradisus”
Sul quartiere di porta di San Procolo
Un paradiso di piacere creò dapprima il Signore, nel quale pose l’uomo che plasmò e vesti di una veste candida, donandogli totale e perpetua libertà. Ma egli, misero, dimentico della sua dignità e del dono divino, gustò il pomo proibito dall’ordine del Signore, di conseguenza trascinò miseramente se stesso e tutta la sua posterità in questa valle e rovinò irrimediabilmente l’intero genere umano, avvincendolo miseramente nei legami della schiavitù diabolica: e così da incorruttibile divenne corruttibile, da immortale mortale, soggiacendo alla corruzione e a gravissima schiavitù.
Vedendo dunque Dio che tutto il mondo era miseramente decaduto, mandò il Figlio suo Unigenito, dalla Vergine Madre, con l’opera della grazia dello Spirito Santo, affinché a gloria della sua dignità, spezzate le catene della schiavitù dalle quali eravamo tenuti prigionieri, ci restituisse la primitiva libertà.
In considerazione della qual cosa, la città di Bologna, che ha sempre combattuto per la libertà, ricordando gli impegni passati e pensando ai futuri in onore del nostro Redentore e Signore Gesù Cristo, riscatta con una somma in denaro tutti quelli che nella città e diocesi di Bologna trova oppressi dalla condizione servile, e decreta che siano liberi, effettuata un’accurata indagine stabilendo che nessuno, costretto da qualche forma di servitù osi dimorare nella città e diocesi di Bologna, affinché la massa che è stata riacquistata alla naturale libertà da un tale prezzo non possa essere corrotta da un qualche fermento di servitù, poiché un piccolo fermento può corrompere tutta la massa e la compagnia di un cattivo conduce molti sulla via disonesta.
Per vigilare la qual cosa, il signor Bonaccorso da Soresina potestà di Bologna, la fama e ogni lode del quale diffusa in lungo e in largo si irradia come una stella, e sotto il controllo del signor Giacomo Gratacelli suo giudice ed assessore raccomandato per la sua dottrina giuridica la sua sapienza, costanza e temperanza, ha redatto il presente memoriale, che per proprio merito si deve chiamare “Paradisus”, contenente i nomi dei padroni, dei loro servi e anche delle serve affinché appaia a quali servi e serve è fatta acquistare la libertà e a quale prezzo, cioè dieci lire per un servo o serva maggiore di quattordici anni e otto lire bolognesi per un minore, stabilito per ogni padrone per ognuno che detenesse nel vincolo della servitù.
Il memoriale è stato scritto da me, Corradino Sclariti, notaio incaricato all’ufficio dei servi e delle serve, nell’anno del Signore 1257, corrente l’indizione quindicesima, e tutto ciò che è detto sia ora e in memoria dei posteri.
[Di Porta di San] Pietro
Dio onnipotente, creatore di ogni cosa, benevolo verso il genere umano, volle per questo assumere un corpo, affinché, spezzato dalla gloria della sua divinità il vincolo di servitù che ci teneva prigionieri, potesse restituirci la libertà originaria. Pertanto si opera per il bene quando, con il beneficio dell’affrancazione, si restituiscono gli uomini, che la natura prima generò liberi e il diritto sottopose poi a servitù, a quella libertà in cui erano nati.
Mosso da questo principio, il comune di Bologna, in onore del Redentore, il signore nostro Gesù Cristo, riscattò per denaro tutti coloro che, dopo attenta indagine, trovò oppressi dalla condizione servile, decretando che fossero liberi.
Pertanto, al tempo del governo del nobile Bonaccorso da Soresina, podestà bolognese degno d’ogni lode, nell’anno del signore milleduecentocinquantasette, indizione quindicesima, venne redatto il presente memoriale, contenente i nomi dei servi e delle serve e anche dei signori, affinché si sappia per quali servi e serve fu acquistata la libertà e sia noto a quale prezzo, cioè dieci lire di bolognini per ogni maggiore di quattordici anni e otto lire per ogni minore, servo o serva, pagati ai signori per coloro che erano sottoposti al loro dominio, e di tutto questo si conservi memoria ora e in futuro.
Questi provvedimenti vennero presi sotto il controllo di Giacomo Grattacieli, assessore e giudice del nominato podestà Bonaccorso, persona a tutti nota per l’esperienza giuridica, l’elganza dei costumi, la mirabile eloquenza.
[di Porta] Stiera
Ci assista la grazia dello Spirito Santo.
Avendo invocato il nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.
Il Signore e Creatore di tutte le cose plasmò a sua somiglianza il primo uomo dal fango della terra donandogli la permanenza ereditaria in un paradiso delle delizie Mentre dormiva da una costola del suo fianco creò Eva e a lui la unì come sua compagna. A loro trasmise pura e immensa libertà affinché dominassero sulle tutte le altre generazioni. Il padre delle menzogne e nemico del genere umano mosso dall’invidia li sedusse e con l’inganno li raggirò; su suggerimento di costui gustando il frutto proibito, e così facendo rendendosi trasgressori al comando del signore, per tale motivo furono estromessi dall’originario patrimonio, dove c’è ogni bene e gioia senza fine, giungendo in questa valle piena di tristezza, malattie e pericoli per tutti. Sebbene dai suddetti genitori fin dall’origine del mondo tutti siano nati liberi e nessuno dovrebbe soggiacere al peso della servitù, a causa delle guerre sono derivate le prigionie e dalle prigionie le servitù, e poiché si diventa servi per due motivi, per nascita da servi o ancelle o per cattura dai nemici, la città di Bologna con la sua diocesi era notevolmente oscurata dalla ruggine della servitù e di relative presenze ne racchiudeva tra servi e ancelle oltre seimila. Per la qual cosa il Comune della città di Bologna, vedendo che per tutti gli interessi detti il numero dei servi aumentava, tanto che in breve la diocesi sarebbe stata totalmente piena di servi e vi sarebbero rimasti pochi liberi, mosso dalla misericordia a fare il maggior beneficio della città dal signore Gesù Cristo che è il dispensatore di ogni bene, pur essendo la libertà un tesoro inestimabile e più prezioso degli altri metalli e non potendo essere comparato con un costo monetario, ugualmente dalla sua giurisdizione e distretto ha estirpato dalle radici la macchia della servitù e ha richiamato all’originaria libertà gli incatenati dal vincolo della servitù, chiunque di entrambi i sessi al prezzo di riscatto di dieci lire dai quattordici anni in su e di otto lire da qui in giù, affinché d’ora in poi la città sia priva di servi e essendo nobile e libera in essa abitino soltanto liberi.
Tutte queste cose ebbero inizio ed esito glorioso al tempo di Bonaccorso da Soresina, prima capitano del popolo degno d’ogni onore e in seguito rinomato podestà della stessa città, persona da tutti lodata per la sua rettitudine; collaboravano con lui, in entrambi gli incarichi, il giudice Giacomo Grattacieli, di cui assai risplendono le virtù per la finezza dei costumi, la cultura politica, la prudenza, la forza, la giustizia e la temperanza, e i notai Paolo di Giovanni Bresciani, Corradino Sclariti, Bonvicino Leonardi ed io, Ugolino Agresti, incaricato con gli altri di svolgere un’indagine sui servi per avere piena conoscenza della realtà e di redigere questo memoriale affinché rimanga in perpetua memoria e siano chiare e manifeste queste vicende a chi in futuro vorrà conoscerle, nell’anno del Signore milleduecentocinquantasette, indizione quindicesima.
Ed ora infine con grande intensità d’affetti, imploriamo in ginocchio l’altissimo Gesù Cristo, che rivolge i suoi sguardi ai cieli e alla terra, affinché per sempre conservi nella pace e nella tranquillità questo comune, lo governi e si degni di farlo progredire costantemente, al suo servizio e in suo onore.
Così sia, così si faccia.