Il palazzo della famiglia bolognese Bentivoglio venne costruito per volontà di Sante Bentivoglio in strada San Donato (odierna via Zamboni) a partire dal 1460 e fu completato successivamente grazie all’intervento del cugino Giovanni II Bentivoglio.
La facciata principale su strada San Donato, adornata da capitelli e cornicioni ricoperti di oro zecchino tali che valsero alla dimora l’appellativo di Domus Aurea, misurava 30 metri, mentre i fianchi superavano i 140 metri di lunghezza. Al pianterreno erano situati gli appartamenti degli uomini di casa Bentivoglio; al piano superiore si trovavano le stanze – riccamente affrescate da Francesco Francia e Lorenzo Costa – di Giovanni II e quelle di Ginevra Sforza, figlia di Alessandro Sforza, signore di Pesaro, e moglie prima di Sante poi di Giovanni. Erano presenti anche cinque cortili e due giardini, arredati con fontane e statue. Il palazzo ospitava inoltre guardie e armigeri, fastose camere per gli ospiti, magazzini e depositi di armi. In totale nell’edificio c’erano 244 stanze, all’interno delle quali i Bentivoglio esercitavano l’attività di potere ricevendo anche uomini illustri e dando suntuosi banchetti e feste.
La Domus Magna venne distrutta dalla furia popolare nella primavera del 1507 su istigazione delle famiglie più ostili ai Bentivoglio, tra cui i Marescotti, e su approvazione di papa Giulio II, che aveva conquistato Bologna nel novembre dell’anno precedente riportando la città sotto la dominazione pontificia.
Oggi sull’area dove sorgeva il palazzo si trova il Teatro Comunale, alla destra del quale corre la via del Guasto che ricorda nel nome le macerie della residenza bentivolesca; nell’area retrostante, in cui sorgeva il giardino, sorge oggi il moderno Giardino del Guasto; mentre la costruzione in fronte al Teatro, sul lato opposto di piazza Verdi, ospitava le Scuderie dell’antica Domus.
Filippo Galletti