Forse non tutti sanno che nel 1864 a Bologna si tenne un vero e proprio “maxi-processo” (come lo chiameremo oggi). La cosiddetta “causa longa” coinvolse ben 110 imputati che erano accusati di associazione a delinquere e vari altri reati fra cui furti e minacce di morte. Per poter svolgere il processo in tutta sicurezza, si provvide a dotare la Sala Ercole di Palazzo d’Accursio di un’immensa gabbia nella quale furono rinchiusi tutti gli accusati.
Bisogna tener presente che in quel periodo la città era inquieta, la criminalità organizzata era radicata nei quartieri e spesso costituiva un vero e proprio Stato nello Stato.
Intorno al 1850 una grande cosca, chiamata in bolognese “balla”, iniziò a riorganizzarsi e a suddividersi in varie squadre in base ad una rigida gerarchia. La più importante era la “balla delle scarpe di ferro”, composta dagli uomini più “arrischiati e feroci”, ma ve ne erano molte altre, quasi una per quartiere.
Con l’arrivo dei nuovi funzionari piemontesi la lotta alle balle assunse connotati nuovi e le indagini, portate avanti con persistenza e qualche maniera spiccia, nonostante le numerose intimidazioni si conclusero con molteplici arresti.
L’intero processo venne seguito con passione dall’intera cittadinanza e soprattutto dal pubblico femminile. Si concluse dopo sei mesi (il 19 ottobre) con diverse condanne ai lavori forzati e il carcere.
Alessandro Ambrosino