Quando le prime strade ferrate iniziarono ad attraversare la penisola, l’Italia non era che un’idea e la mancanza di uno stato unitario impediva, fra le altre cose, una politica comune per lo sviluppo della rete ferroviaria.
A metà dell’800, però, tutti gli stati europei stavano iniziando a rendersi conto dell’importanza del nuovo mezzo di trasporto sia per motivi economici sia, soprattutto, per questioni militari. In questo clima, nel 1851, l’Impero Austriaco, che governava indirettamente anche il Granducato di Toscana, il Regno Lombardo-Veneto e i ducati di Parma e Modena, stipulò un trattato internazionale con lo Stato Pontificio al fine di costruire una linea che da Piacenza congiungesse Livorno passando per Bologna.
Gli interessi dell’imperatore erano evidenti: sviluppare il commercio sul Tirreno e collegarlo con Trieste. Ma anche il Papa fu abile nel cogliere un’occasione per proiettare lo Stato della Chiesa nella modernità e far diventare Bologna, già sua seconda città dopo Roma, un importante snodo ferroviario nel nord-Italia.
I lavori vennero subito avviati e la stazione di Bologna venne inaugurata il 21 luglio 1859, in concomitanza con il tratto che partiva da Piacenza. Vennero attivate due corse giornaliere e i treni impiegavano quasi sei ore per compiere l’intera tratta!
Alessandro Ambrosino