La città di Bologna è famosa nel mondo per i suoi portici. La loro costruzione risale fino all’XI secolo e trasse origine dalla necessità di sviluppare in alto le costruzioni che sorgevano all’interno del ristretto spazio urbano. Tuttavia l’allargamento dei solai verso l’esterno finiva spesso col comportare la necessità di scaricare a terra il peso delle parti aggiunte e le conseguenti invasioni di spazio pubblico. L’uso, sempre più frequente di costruirli al di fuori di regole che scongiurassero tali invasioni, portò generalmente al divieto di nuovi portici. Non
fu così per Bologna il cui comune nel corso del XIII secolo decise di regolarne la costruzione ed il mantenimento imponendo che fossero ricavati dal suolo privato dei proprietari degli edifici e promulgando le norme relative negli statuti del 1250, 1262 e 1288. All’interno di queste possiamo leggere che i portici dovevano avere altezza di 7 piedi bolognesi da terra, che il loro ingombro era punito con una sanzione monetaria e, infine, che la loro costruzione era affidata direttamente ai privati e che loro sarebbe stato l’onere del mantenimento. Questa serie di regole comportò anche una modernizzazione nella loro costruzione tanto che dagli antichi portici in legno si passò alla costruzione di strutture più stabili e definitive in mattone o pietra. Ancora oggi, passeggiando per i suoi 38km di portici, è possibile ammirarne la costruzione e riflettere sulla lungimiranza del Comune medievale che, di fronte all’usurpazione di suolo pubblico da parte di privati, reagì pensando al bene pubblico dei suoi cittadini.
Antonio Marson Franchini